EAST CAPE:The Baja Rooster – I pesci Gallo della Baja California Sur Messico

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Guarda QUI il video TRAILER del viaggio in Messico!

Questo viaggio è rimasto nel cassetto della mia fantasia per lungo tempo.

La Baja California rappresentava l’ennesimo “Sogno di Pescatore” che mi porto dentro da anni, insieme alla miriade di altri viaggi possibili, già fatti o solo immaginati, un’altra avventura da vivere tutto d’un fiato senza pensarci troppo.

Una vacanza on the road con qualche canna al seguito sulla mitica Mex 1, l’unica strada asfaltata di questa penisola lunga 1600 km che collega Los Cabos, a sud, con Tjiuana, al nord, sul confine con gli USA.

Una stretta striscia di sabbia e roccia intrappolata tra il Mar di Cortez e l’Oceano Pacifico.

Un posto fantastico per la pesca di moltissime specie sportive, praticamente la mecca del pescatore con le esche artificiali, senza contare il fascino per la natura incontaminata che lo circonda.

Se poi aggiungiamo il continuo bombardamento di immagini e report facilmente reperibili in rete, al quale mi sottoponevo ripetutamente e sistematicamente in mancanza d’altro, qualche canzone e una guida in inglese intitolata THE BAJA CATCH, rimediata su Amazon con tanto di fishing map divise per zone, capirete facilmente in quale situazione mi fossi cacciato, costretto ad alimentare regolarmente questo sogno irraggiungibile per non pensare ai chilometri che facevo nel frattempo…

Bastava una lettura, o una semplice ricerca sul web per aprire porte di pesci sconosciuti e grandiosi racconti a base di spiagge, montagne, deserto, cactus e margaritas.

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Un giorno mi piacerebbe visitare quel luogo, pensavo, e poi un altro click mi riportava alla normalità.

La difficile logistica, visto i grandi spazi, e la lontananza (da considerare), con la conseguenza di rendere più complicata l’organizzazione di un viaggio del genere, hanno costituito per lungo tempo un ostacolo quasi insormontabile, fino a quando la forza di volontà della mia compagna è riuscita ad incastrare tutte le condizioni impensabili per partire e così, mentre salivo le scale di casa in un giorno d’inverno e lei me lo diceva al telefono, che oramai era tardi e che aveva già fatto i biglietti, ho aperto il cassetto del sogno e ho iniziato a prepararmi seriamente  per questo viaggio.

Di lì a poco avrei potuto avere la fortuna di incrociare un Rooster.

Con pochi giorni a disposizione, abbiamo deciso di restare nella zona sud della penisola, e di esplorare il triangolo Los Cabos – La Paz – Todos Santos, alla scoperta della Baja California Sur, dopo solo 32 ore di viaggio via Londra-Dallas e una serie di scali e controlli infiniti dei quali è meglio non parlare.

Un viaggio non organizzato, a parte tre notti prenotate al Rancho Leonero, nell’East Cape, alla ricerca del fantomatico Roosterfish: uno dei principali responsabili della decisione di arrivare fin lì, la ciliegina sulla torta che mancava alla mia collezione di pinnuti da immortalare.

Un game fish di tutto rispetto che vive solo da queste parti nel Pacifico, diciamo dal Messico all’Equador, e che in base alle stagioni pattuglia le spiagge infinite a caccia di prede, attirando a sua volta l’interesse dei pescatori, e il mio, che non vedevo l’ora di incontrarlo.

È inutile sottolineare che per una serie di calcoli astronomici quello scelto sarebbe dovuto essere il momento giusto per questa parte di mondo, ma all’epoca dei biglietti la mia compagna ancora non lo sapeva.

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Detto questo, la peculiarità principale del Rooster, in pratica ciò che lo rende così ambito per i pescatori di tutto il mondo, è proprio quella pinna dorsale a sette punte che rimanda alla cresta di un gallo (Rooster in inglese, per questo il suo nome in spagnolo è Pez Gallo), e che fa di lui l’unico rappresentante della famiglia dei Nematisti, nonostante a lungo si sia ipotizzato appartenesse alla famiglia dei Carangidi, con i quali si assomiglia per certe caratteristiche.

Normalmente, questa pinna è tenuta nascosta all’interno di una cavità sul dorso, ma quando il pesce è eccitato essa è ben visibile e maestosa tanto da renderlo inconfondibile, soprattutto quando è in caccia,  e c’è chi ipotizza che sia uno strumento utilizzato per disorientare le prede.

Se osserviamo la figura del pesce, con un po’ di fantasia possiamo ritenere l’insieme pinne-fasce laterali come un unico grande arco, ovvero la forma che assume un branco di pesci in fuga. La livrea del pesce, infatti, è costituita da un numero variabile di bande scure- su un corpo argentato- che formano un naturale disegno con le sette pinne, quasi un loro prolungamento sul corpo.

Un arco d’argento per l’appunto, elegante e raro. Basta vedere una foto per rendersene conto.

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Dopo una parentesi di un paio di giorni per riposarci dal viaggio e la visita di Cabo San Lucas, la capitale mondiale del Marlin, è giunto il momento di lasciare Los Cabos, con il pensiero rivolto alla Mex 1 e ai pesci che devo prendere.

La nostra meta per i successivi tre giorni di pesca e relax sarà l’East Cape, una zona molto più tranquilla, sul Mar di Cortez, ancora vergine rispetto agli eccessi e alle follie di Cabo – anche se a voler ben vedere non so ancora per quanto –  famosa per le spiagge infinite e un’ottima pesca.

Come base abbiamo scelto il Rancho Leonero, una struttura molto conosciuta, soprattutto tra i pescatori americani, sperduta a 8 km di sterrato dalla Mex 1 tra Los Barriles e La Ribera. Per percorrere i 90 chilometri che la separano da San Josè ci si impiega circa un’ora e mezza, mentre per arrivare a La Paz ci vogliono quasi due ore a causa della strada piena di curve.

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Un fishing lodge costruito negli anni ’60 da un avventuriero americano che arrivò qui atterrando con un piccolo aereo biplano su una pista sterrata, e dove decise di trasferirsi fiutando le potenzialità del luogo. Situato in corrispondenza di una serie di profondi canyon sommersi, a breve distanza da riva, che formano l’habitat ideale per una moltitudine di pesci anche grazie allo scontro di correnti opposte cariche di nutrienti, il Rancho è un posto pensato per i pescatori e le loro famiglie, e che naturalmente conta su una flotta numerosa di imbarcazioni attrezzate per differenti tipologie di pesca, oltre che di kayak e di paddle surf.

La maggior parte degli ospiti è qui per il Marlin, ma io sono ancora troppo giovane per questo pesce, e poi il mio obiettivo è un altro.

A seconda delle stagioni, la pesca è buona anche da riva, e la spiaggia dell’hotel si presta bene per lanciare gli artificiali, soprattutto all’alba e al tramonto, con differenti specie di pesci insidiabili con metal jig, long jerk e top water.

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In particolare, ho avuto ottimi risultati con i Jugulo della Molix da 20 e 40 gr in colorazioni sardina, ma anche con tonalità più sgargianti tendenti al giallo fluoroscente.

Le prede più frequenti sono Needlefish, Ladyfish, Grouper e Carangidi, anche se a volte i Rooster arrivano pure da queste parti, come ci racconta il barman, sostenendo che il momento migliore è il pomeriggio.

Ma questa è una stagione strana, dice, è tutto posticipato. Gli Yellowtail non si sono fatti vedere a Marzo, e il torneo annuale chiamato non a caso YellowTail Tournament è stato vinto con le lampughe, presenti in massa tutto l’anno.

I bait fish, i pesci foraggio, non sono ancora arrivati, e così ci sono pochi Rooster in giro. Se vuoi catturare un Gallo ad ogni lancio – mi dice – devi venire tra Giugno e Luglio.

Non male come inizio. Belle notizie. Pensare che siamo solo a fine Aprile, e la tabella dei pesci diceva il contrario. Per questo ci tengono a precisare che quelle che forniscono sono solo indicazioni di massima da prendere con il beneficio del dubbio. Per questo amo la pesca. Per le sue stagioni pazze e imprevedibili.

Il mare è mosso a causa del vento insolito, e le successive due ore passate in spiaggia a lanciare tutto l’arsenale di cui disponevo – con scarsi risultati – insieme al maledetto barman che doveva starsene zitto, non hanno fatto altro che alimentare le mie tensioni, e alzare oltremodo le aspettative per il giorno successivo, quando avremmo pescato in barca.

Tra le altre cose, per l’unica occasione a disposizione avevo portato dall’Italia due prototipi delle Skirmjan SW della Molix, due modelli travel non ancora in commercio, che mi erano state gentilmente fornite dai piani alti per farle divertire un po’ e vedere come si sarebbero comportate in situazioni interessanti, quindi la mia ansia da prestazione era alle stelle, e infatti Alonso, il capitano della barca che mi era stata assegnata in base alle scrupolose indicazioni fornite all’albergo durante l’intenso scambio di mail intercorso nei giorni precedenti il mio arrivo, da subito si è reso conto dello stato in cui ero, e una volta accolti sulla barca si è limitato a chiedere cosa volessi pescare, e la mia risposta la conoscete già: voglio un Rooster, solo uno!

Faro pangaweb

Vamos a Punta Arena, ha detto, andiamo a Punta Arena, la spiaggia più famosa di tutto l’East Cape, lì cercheremo i galli…che strano, non ero mai stato in quel luogo ma era come se già sapessi che ci saremmo andati, da qualche parte l’avevo letto che quella era la spiaggia dei Rooster.

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E infatti, se non consideriamo una bella lampuga presa durante lo spostamento, che è diventata subito la nostra futura cena, è passato poco prima di agganciare il primo Rooster. Non ho visto l’attacco, ma ero convinto che fosse lui, sentivo di averlo preso, avevo paura di perderlo e solo quando ho visto quella cresta meravigliosa che fendeva l’acqua e si avvicinava impavida alla barca, con la telecamera che riprendeva tutto, finalmente ho tirato un sospiro di sollievo e mi sono goduto il momento.

Poche foto, una costola incrinata per aver sbattuto contro il tientibene della barca, e via il pesce di nuovo in acqua, pronti per un nuovo lancio.

Quieres Marlin? Mi ha detto la guida. Vuoi andare a Marlin? Nessuno mi aveva fatto mai una domanda del genere.

Il fatto è che proprio di fronte a Punta Arena, a due miglia dalla costa, siamo già in zona Marlin, anzi Alonso mi dice che a poche decine di metri da riva è possibile incontrare grandi pesci, perché il canyon è proprio lì, sotto i nostri piedi, quasi a portata di lancio.

Vi rendete conto cosa vuol dire per un pescatore con le esche artificiali?

Purtroppo le successive due ore non hanno portato i risultati sperati, anche se abbiamo intravisto, nell’ordine, uno squalo martello, una balena, un branco di delfini e uno striped marlin svogliato che ha incrociato i teaser e ha continuato il suo viaggio incurante delle nostre esche. Il mare continuava a montare, e dopo che un leone marino di un centinaio di chili è venuto a curiosare intorno alla barca apparendo dal blu mentre ci trovavamo su mille metri d’acqua, ovvero un chilometro di profondità, abbiamo deciso di rientrare e provare ancora sotto costa.

Scelta vincente, perché di lì a poco ho agganciato, per iniziare, un Rooster più grande del primo, e successivamente un magnifico Jack Crevalle che non ha resistito all’inganno. Oltre a due pesci persi di cui uno ha rotto alla prima fuga.

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Sono soddisfatto. La sessione di pesca è andata bene, e la mia compagna ha resistito sul Mar di Cortez otto ore in barca sotto il sole senza cercare di suicidarsi o chiedere il “divorzio”.

Il giorno successivo, dopo una mattinata di relax passata al rancho e un paio di margaritas a bordo piscina, la mia mente continuava a pensare a Punta Arena. Nella testa scorrevano le immagini del giorno precedente, quando siamo passati in barca di fronte alla playa dei Rooster, e abbiamo visto due moschisti in quod e un fuoristrada vicino al faro che delimita la punta.

Volevo arrivarci anch’io su quella spiaggia, e così il pomeriggio siamo montati sulla nostra Jeep pronti per una nuova avventura, tra strade polverose e malefici labirinti di cactus.

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Il problema è che eravamo in mezzo al nulla, senza segnaletiche stradali né navigatori satellitari, e che ci siamo ritrovati dispersi in piste battute tutte uguali. L’unica via di uscita era quella di seguire il pensiero del faro, cercando di mantenere la calma e di schivare i pericoli che si celavano nelle vie nascoste che a tratti si aprivano nella fitta boscaglia che strozzava l’orizzonte, facendo perdere l’orientamento.

Polvere e vacche che pascolavano libere, ancora cactus, qualche palma qui e là e poi silenzio assoluto e vento.

Questa è Las Lagunas, la laguna di cactus da qualche parte nell’ East Cape della Baja Sur –  Mexico.

Basta poco per iniziare a pensare che se qualcosa fosse andato storto, sarebbe stato un grande problema, perché a parte i pastori solitari usciti direttamente da un film di Quentin Tarantino, lì intorno non c’era proprio nulla, se si escludono i serpenti a sonagli e le lepri che scorrazzavano nella zona.

Passa Road Runner, l’uccello corridore di Willy e Il Coyote, e ci saluta facendo bip-bip.

Mi domando dove siano i coyotes

Il faro, che a tratti si intravedeva spuntando dalla vegetazione, costituiva l’unica forza che regolava la mia determinazione a raggiungerlo; e dopo il rischio di sprofondamento nella sabbia morbida all’apparenza mai calpestata, finalmente imboccammo la pista giusta.

Eravamo sotto il faro abbandonato di Punta Arena.

Ce l’abbiamo fatta, abbiamo pensato. E quasi contemporaneamente ci siamo resi conto che eravamo veramente soli e lontani da tutto, in bilico sulla punta selvaggia di un precipizio verso gli abissi.

La risacca rabbiosa spingeva con forza, cancellando le impronte al ritmo di ogni lancio sospeso verso l’ignoto, e gli attacchi di piccoli pesci si susseguirono ripetutamente fino a quando due creste a sette punte spuntarono all’improvviso, generando il panico verso una palla di pesce foraggio ammassata nella corrente.

Il sole si stava abbassando, e se volevamo uscirne vivi dovevamo andare via.

Ma quell’immagine delle due creste che spuntano all’improvviso dal blu ruggente di quella spiaggia lontana non la dimenticherò mai, e mi accompagnerà per sempre lungo le strade polverose che ancora dovrò percorrere.

Tutto qua. Ora potrò finalmente rimettere questo sogno nel cassetto e continuare il Viaggio.

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Guarda QUI il video TRAILER del viaggio in Messico!

© Testi e foto di Marco Tortora  – vietata la riproduzione

 

EAST CAPE:The Baja Rooster – I pesci Gallo della Baja California Sur Messicoultima modifica: 2015-10-31T23:11:23+01:00da mambomarco
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