Rocas de Islas Perdidas

Estratto dal romanzo “Rocas de Islas Perdidas” di Marco Tortora – Opera depositata presso la SIAE e protetta da copyright.

Il mistero della Dama Blanca

 La casa che Spencer “baffetto” Lavandi si era aggiudicato frettolosamente su Ebay, risultò essere poco più che una baracca malconcia esposta ai venti del frente frio[1] che soffiavano di continuo sulle alture dell’isola.Abbandonata da molti anni oramai, era divenuta, suo malgrado, un magazzino di cianfrusaglie in disuso che la popolazione accatastava lì per non buttarle a mare, e più spesso rifugio momentaneo di amanti romantici che salivano sulla montagna per ammirare il tramonto e scambiarsi effusioni, come si poteva evincere dai fazzoletti di carta accartocciati sotto quel che restava del patio in lamiera arrugginita. Il suo sguardo apparve deluso, e nello stesso momento smarrito. – Dalle fotografie non sembrava così malridotta – confidò ai suoi amici – qui ci vogliono molti più soldi per sistemarla che a comprarne una nuova – – Non dire così – aggiunse il Tenente Qj – hai visto che panorama meraviglioso si scorge da questa posizione? La costa rocciosa alle nostre spalle, e tutto il pueblo ai piedi della montagna lunare circondata dalle paludi, e le spiagge bianche e la vegetazione attraverso la quale si scorgono le altre isole più lontane. Quando ti sveglierai la mattina e aprirai gli occhi, questo è lo spettacolo che si presenterà alla tua vista, e magari la tua barca sarà lì che ti aspetta per una nuova avventura. E da qui potrai tenerla sempre sotto controllo -.

– Sarai il padrone di quest’isola, e la vedetta privilegiata che la proteggerà dai pirati e dai malintenzionati – attaccò Javier – furono gli Indios i primi a metter piede nell’arcipelago, circa 1000 anni fa, mentre  gli europei giunsero qui solo nel XVI secolo, ed erano per lo più esploratori, pirati e marinai inglesi e olandesi. Questi ultimi, provenienti dalle colonie di Curacao e Aruba, vi rimasero fino alla prima metà del Novecento, quando furono spinti ad abbandonare le isole da un gruppo di marinai rivoluzionari proveniente dagli atolli vicini, sicuri di trovare più pesce,  che riuscirono ad impadronirsi del faro in cima alla montagna con una vera e propria azione di guerriglia organizzata che costò la vita a molti coloni residenti, comprese quelle dei loro familiari. E della Dama Blanca – aggiunse.

– Chi era la Dama Blanca?- domandò il Tenente Qj. – La leggenda narra che nelle notti di luna piena, una donna dalle vesti bianche con alle spalle una vita terrena decisamente infelice, appaia sotto forma di fantasma recando in mano un cesto di fiori che distribuisce agli attoniti abitanti dell’isola, gli stessi che durante la sua breve vita cercarono di internarla in un manicomio credendo fosse pazza. In realtà nessuno conosce la vera storia di quella donna sfortunata, ma in molti ipotizzano si tratti dell’amante di uno degli ufficiali olandesi che regnavano sull’isola prima dell’avvento dei pescatori guerriglieri. Il suo nome non lo ricordo, ma l’epopea racconta quanto bella fosse quella giovane mulatta, e quanto triste  divenne dopo la partenza del suo innamorato. Prima di abbandonarla però, lui le giurò solennemente che un giorno sarebbe ritornato a prenderla, e lei ricambiò la promessa impegnandosi ad aspettarlo. Passarono così mille lune con lo sguardo rivolto al mare, ed interminabili pomeriggi sul molo sempre con lo stesso vestito, nel caso in cui lui non l’avesse  riconosciuta. Sempre sola, nonostante i paguri continuassero a mordere i suoi abiti sgualciti, la sua tristezza e l’illusione di vederlo restituire dall’orizzonte. I suoi occhi si riempirono di albe, e del mare si innamorò, sola, aspettando col suo spirito un amore perduto nell’oblio e nel vento. Il tempo passava e i suoi capelli divennero bianchi, però nessuna barca appariva a confortarla, così la gente iniziò a crederla pazza, ancora lì ad aspettare, e un giorno di Aprile cercarono invano di rinchiuderla in un manicomio sulla terraferma. Fu così che quella giovane donna sola sparì nel mare per sfuggire dall’accanimento dei suoi carnefici, per poi ritornare molti anni dopo per distribuire fiori a quella stessa gente che non l’aveva accettata, rifiutandosi di comprendere quell’amore incondizionato che l’aveva spinta ad aspettare per tutta la sua vita -.

– E tu l’hai mai vista questa Dama Blanca? – domandò Garcia.

– Certo che l’ho incontrata – rispose Javier – e di sicuro anche voi avrete questa possibilità, anche perché il suo spirito vive nel faro diroccato vicino alla casa di Spencer. Nonostante tutto quello che ha dovuto passare, e il ricordo di un amore perduto nato e finito su queste spiagge, la Dama Blanca ha scelto questo arcipelago come dimora eterna. Donare quei fiori profumati, gli stessi che il suo innamorato usava raccogliere durante le passeggiate lungo i sentieri dell’isola per offrirli ai suoi desideri, per lei significa continuare a sentire quell’odore ancestrale portato dal vento, e perdonare gli uomini e le donne che l’hanno fatta sentire ancora più triste a causa della loro indifferenza. Un atto di amore assoluto senza pretendere nulla in cambio-.

– Sei sicuro di quel che dici? – chiese il Tenente Qj con aria beffarda – non è che qualche sera, con la luna piena, invece di assaporare un semplice purito[2] di marijuana sulla scogliera, hai pensato bene di prenderti qualche altra cosa, diciamo più potente? –

– Quello che vi sto raccontando è sacrosanto – precisò lui risentito – e una volta lei mi ha salvato pure la vita. Venite – fece segno indicando un sentiero che scendeva sul versante opposto della montagna – ora vi mostro il luogo dove ho rischiato di salutare per sempre questo porco mondo -.


[1] Fronte freddo

[2] Sigaretta di sola marijuana

Rocas de Islas Perdidasultima modifica: 2008-03-30T15:45:00+02:00da mambomarco
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